Il “Distretto del turismo lento e responsabile” è parte di un progetto più ampio, il progetto Rockability (ideato da A. Raus e S. Quaranta e finanziato da fondi F.S.E. -Fondo Sociale Europeo- e F.E.S.R. -Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), che si occupa di sviluppo locale, della valorizzazione della comunità partendo dalla convinzione che in ogni comunità di persone siano presenti saperi, conoscenze, esperienze e competenze dalle quali partire per un’opera di rigenerazione. Questo è l’assunto di base, lo strumento di lavoro da affiancare a tale tema è la progettazione partecipata.
A titolo d’esempio, alcuni interventi che Rockability ha prima progettato e ora sta mettendo in atto sono una nuova forte proposta di rigenerazione per l’ex collegio a Roccaporena indirizzandosi verso l’accoglienza di ragazzi con differenti necessità e fragilità (i care leavers), alcune proposte di riuso e riciclaggio di oggetti seguendo i principi di un’economia circolare, il ripensamento dell’ospitalità di alcuni luoghi per renderli pronti ad una visione del turismo sul territorio che valorizzi e aggreghi l’esperienza di chi ospita (i cittadini residenti) e di chi è ospitato (i cittadini temporanei) entrambi con diritti e doveri. Due forme di cittadinanza che puntano a valorizzare la persona. Questo è, a grandissime linee, il quadro operativo di Rockability.
Cascia è conosciuta nel mondo in quanto città di Santa Rita (nata nel 1381 a Roccaporena fraz. di Cascia). Così per molti decenni il turismo in questo territorio ha puntato storicamente sulla devozione con uno sviluppo importante tra il 1950 e il 2000. Un turismo monotematico, quello religioso.
Ultimamente, per differenziare la clientela, ci si è rivolti al turismo sportivo (ritiri di squadre di calcio, di pallavolo, di scherma, ecc.). La pandemia da Covid-19 ha accelerato quei processi di modifica del mercato e del turismo già in atto in tutto il mondo e che iniziavano a far sentire le proprie conseguenze anche qui, mettendo in luce la necessità per le persone di sperimentare esperienze forti, sì, ma sempre più rivolte al rispetto e alla valorizzazione dei luoghi e delle storie personali.
Sappiamo che si viaggia sempre più in gruppi ristretti (familiari, amicali o legati da rapporti di fiducia) alla ricerca di emozioni personali e non preconfezionate e omologate. Non si vende più l’esperienza di visitare una fattoria o soggiornare in un agriturismo, ma si tende a favorire la conoscenza di esperienze peculiari di quella fattoria o di quell’agriturismo non replicabili in altri posti; per fare ciò si ha semplicemente la necessità di persone uniche, non corrompibili dal commercio delle emozioni a richiesta. Ognuno deve essere se stesso senza simulare o interpretare un prodotto.
Così facendo non ci sarà bisogno di rincorrere servizi fuori luogo o eccentrici. Bisogna studiare proposte uniche e particolari, magari di nicchia ma sicuramente non ripetibili in altre situazioni o con altre persone. Puntare alla ricerca e consapevolezza delle proprie caratteristiche molto prima che al maggior numero di possibili clienti.
E’ così semplice che può essere difficile da intendere se non con un cambiamento di prospettiva.
Questo è un territorio con forti sensibilità (come le produzioni biologiche e gli allevamenti non intensivi) con la convinzione di proporre un’accoglienza basata sulla spiritualità e sul vivere il paesaggio come frutto del lavoro di gestione del territorio da parte delle persone che lo abitano. Esperienze più personali, più intime, rivolte alla singolarità di ogni ospite, esperienze qui messe a disposizione (natura, persone, storia, racconti, vissuti, cibo) e non interpretate da prodotti turistici standard.
Ecco, tutto questo è ciò che compone e che contraddistingue un “distretto del turismo” che sia lento come il passo di un bambino e che dal bambino apprenda anche la capacità di porre attenzione a tutto ciò che gli accade intorno; un “distretto del turismo” che sia anche consapevole della responsabilità di scelte rispettose del lavoro delle persone e del risparmio delle risorse che il pianeta Terra mette a disposizione. Per questo abbiamo adottato le proposte della “carta dell’ospitalità responsabile” e il “vademecum del viaggiare responsabile” messi a disposizione da A.I.T.R. (Associazione Italiana Turismo Responsabile). Su queste basi stiamo lavorando con le persone del territorio per modellare e dare sempre più una forma propria al “distretto”.
Abbiamo puntato a valorizzare la rete sentieristica da percorrere a piedi, in mountain-bike e a cavallo.
Il territorio Casciano è stato un crocevia di popolazioni e commerci già prima dei Romani. E’ un territorio poco urbanizzato, ricco di sentieri e strade bianche ben conservate; paesaggio tipico di un appennino umbro-marchigiano.
Grazie al lavoro tecnico e alla guida di Alberto Renzi, che si occupa di progetti, marketing e comunicazione digitale per il turismo sostenibile, abbiamo rilevato (e continuiamo a farlo) questi percorsi in tre differenti forme:
attraverso un lavoro a tavolino di consultazione di cartografia di vario tipo, della documentazione e dei tracciati GPX creati a suo tempo da Filippo Suman e messi a disposizione dall’azienda turismo locale (si ringrazia l’Amministrazione Comunale e il dott. Angelo Aramini);
attraverso la rilevazione fisica dei sentieri con la creazione di tracce GPX (sempre in corso);
e soprattutto attraverso il racconto, la memoria e le competenze delle persone che vivono in questo territorio. Elementi che rendono unici questi sentieri.
abbiamo incontrato singolarmente e in gruppo alcuni cittadini portatori di conoscenze e competenze storiche, naturalistiche, artistiche e sociali, abbiamo incontrato i piccoli e medi operatori turistici (principalmente agriturismi), i proprietari di aziende agricole e di allevamento, alcune comunanze agrarie che gestiscono i terreni e la montagna. Insomma siamo andati alla ricerca e tutt’ora ricerchiamo coloro che possano donare il proprio vissuto e le proprie parole a chi sarà accolto in questi luoghi. Sempre con il pensiero di rilevare le unicità e non le omologazioni. Ciò trasforma il cliente in ospite, l’ospite in persona che partecipa alla vita della comunità, cioè in cittadino temporaneo.
d’altra parte gli ospiti ai quali ci rivolgiamo sono coloro che sono interessati a essere parte di questo territorio, felici di incontrare e dialogare con le persone, coloro che sono attenti affinché la propria impronta ecologica possa essere il meno possibile incisiva e in contemporanea siano predisposti a mettere in condivisione la propria impronta emotiva. Ci rivolgeremo a quelle reti che aggregano questo tipo di persone, alle associazioni, agli enti sportivi, alle scuole che vogliono offrire nuove esperienze di gita scolastica ai propri alunni; ci rivolgeremo ad ogni singola persona che vorrà ascoltare e saprà raccontare il proprio vissuto.
Rockability – Percorsi per una comunità in movimento, riflessiva e generativa nei luoghi del possibile.
P.O.R. Programma Operativo Regionale F.S.E. ( Fondo Sociale Europeo) e F.E.S.R. (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale)